Il Carnevale di Offida è uno degli eventi più attesi e sentiti nella regione Marche, capace di attrarre ogni anno migliaia di visitatori che non vogliono solo assistere ma partecipare attivamente a una festa che si distingue per il suo carattere autentico e popolare. Nel cuore del borgo medievale di Offida, in provincia di Ascoli Piceno, il Carnevale Offidano rappresenta una tradizione secolare che intreccia storia, folclore, e goliardia in un’esperienza unica nel suo genere.
Quando inizia il Carnevale a Offida?
Il Carnevale di Offida inizia ufficialmente il 17 gennaio, giorno di Sant’Antonio Abate, con la cerimonia di apertura che segna l’avvio di un periodo di festeggiamenti che culmina il martedì grasso. La festa si protrae fino al giorno delle Ceneri, rispettando un rituale che è rimasto immutato nel tempo e che riveste un significato quasi sacro per gli offidani.
Gli Eventi Principali: Dalla Domenica degli Amici ai Veglionissimi
Il calendario del Carnevale di Offida è ricco di eventi, ciascuno con una sua particolare importanza e tradizione. Dopo l’apertura ufficiale, la “Domenica degli Amici” e la “Domenica dei Parenti” segnano l’inizio del clima carnevalesco vero e proprio, con musiche e balli che invadono il centro storico. Segue la settimana più intensa, caratterizzata dai celebri Veglionissimi che si tengono al Teatro Serpente Aureo, un gioiello architettonico risalente al 1768.
Questi veglioni non sono semplici feste, ma momenti di aggregazione e spettacolo, dove si susseguono esibizioni mascherate, sfilate e scenette ironiche che coinvolgono tutta la comunità. La tradizione vuole che il lunedì di Carnevale le Congreghe entrino in teatro allo scoccare della mezzanotte, portando con sé un’ondata di allegria e ricordando a tutti che il periodo di festa sta per giungere al termine.
Le Congreghe: Il Cuore del Carnevale Offidano
Uno degli elementi più caratteristici del Carnevale di Offida sono le Congreghe, gruppi di suonatori e maschere che animano il borgo con musiche, canti e scenette propiziatorie. Le Congreghe non sono semplici bande, ma vere e proprie comunità che si organizzano per partecipare ai festeggiamenti, mantenendo vivo lo spirito della tradizione carnevalesca. Il loro ruolo è talmente importante che, il Giovedì Grasso, il Sindaco di Offida consegna simbolicamente le chiavi della città a una delle Congreghe, sancendo l’inizio ufficiale delle giornate più intense del Carnevale.
Lu Bov Fint: La Farsesca Caccia al Bue
Uno degli eventi più attesi del Carnevale storico di Offida è senza dubbio Lu Bov Fint, una tradizione che risale al periodo della dominazione spagnola e che si svolge il venerdì grasso. Durante questa manifestazione, un bue finto, realizzato con un’intelaiatura di legno e ferro, viene portato in giro per le vie del paese. La sagoma del bue, coperta da un panno bianco con strisce rosse, è sorretta da un uomo che la guida tra la folla festante e mascherata.
La caccia al bue, tra rincorse, urla e improvvisi cambi di direzione, culmina in Piazza del Popolo, dove il bue viene simbolicamente “ucciso” davanti al palazzo comunale. L’atto finale della giornata è una processione che attraversa le vie del borgo al suono di “Addio Ninetta Addio”, l’inno del Carnevale di Offida.
I Vlurd: Il Rito del Fuoco che Segna la Fine del Carnevale
Il martedì grasso, giorno che chiude ufficialmente il Carnevale di Offida, è caratterizzato dalla suggestiva sfilata dei Vlurd. I Vlurd sono fasci di canne imbottiti di paglia che vengono accesi all’imbrunire e portati a spalla da centinaia di uomini e donne mascherati con il tipico Guazzarò, una veste bianca con un fazzoletto rosso al collo.
La sfilata, che parte da Piazza XX Settembre, attraversa le vie del borgo in un’atmosfera quasi surreale, tra grida, canti e balli sfrenati. Il corteo si conclude in Piazza del Popolo, dove i Vlurd vengono gettati in un grande falò, simbolo della fine del Carnevale e dell’inizio della Quaresima. Questo rito di fuoco ha origini antiche e richiama i festeggiamenti pagani, trasformando la piazza centrale di Offida in un luogo magico, dove le maschere corrono in cerchio attorno alle fiamme fino a quando il fuoco non si spegne.
Il Carnevale di Offida: Un Evento Unico e Imperdibile
Assistere il Carnevale a Offida significa immergersi in una tradizione secolare, dove ogni gesto, ogni maschera, ogni rituale ha un significato profondo e radicato nella storia della comunità. A differenza di molti altri Carnevali italiani, quello di Offida non si limita a una semplice sfilata di carri allegorici, ma coinvolge l’intera città in una festa collettiva, dove il confine tra spettatori e partecipanti si dissolve.
Il Carnevale storico di Offida è un evento imperdibile per chiunque voglia scoprire il vero spirito del Carnevale italiano, quello che unisce divertimento, tradizione e una forte identità culturale. Non sorprende che ogni anno migliaia di persone si rechino a Offida non solo per assistere, ma per vivere in prima persona l’euforia e la magia di una delle manifestazioni più affascinanti e autentiche d’Italia.
L’inno storico del carnevale offidano
Alla fine di maggio del 1866, gli studenti delle Università di Pisa e Siena composero questa canzone mentre si preparavano a respingere l’invasione austriaca. Imbracciarono i fucili e lasciarono i libri alla partenza da Curtatone e Montanara. Nonostante la sua natura poco romantica, si tratta del primo esempio di coscienza popolare italiana in cui la classe media borghese partì per il fronte (front line) con professori e studenti. Una manciata di queste persone tornò a casa per vedere la Toscana cadere nel 1849 dopo la presa di Livorno da parte del Granduca (16 maggio). Livorno fu venduta al Granduca per un milione di Svanziche, ed egli vendette l’intero Granducato. Questo episodio è noto anche come “Addio mia bella addio”, “L’addio del volontario toscano” o “La partenza del soldato”.
“Addio, mia bella, addio, l’armata se ne va; se non partissi anch’io sarebbe una viltà! Non pianger, mio tesoro, forse ritornerò, ma, se in battaglia io moro, in ciel ti rivedrò. La spada, le pistole, lo schioppo l’ho con me; allo spuntar del sole io partirò da te. Il sacco è preparato, sull’omero mi sta; son uomo e son soldato; viva la libertà! Non è fraterna guerra la guerra ch’io farò dall’italiana terra l’estraneo caccerò. L’antica tirannia grava l’Italia ancor io vado in Lombardia incontro all’oppressor. Saran tremende l’ire, Grande il morir sarà! Si mora: è un bel morire morir per la libertà. Tra quanti moriranno forse ancor io morrò; non ti pigliare affanno, da vile non cadrò. Se più del tuo diletto tu non udrai parlar, perito di moschetto per lui non sospirar. Io non ti lascio sola, ti resta un figlio ancor; nel figlio ti consola, nel figlio dell’amor. Squilla la tromba l’armata se ne va: un bacio al figlio mio; viva la libertà!”